Escursioni in Sardegna!

393201628264

gid-sardinia

Vinaora Nivo SliderVinaora Nivo SliderVinaora Nivo SliderVinaora Nivo Slider

  Dieci migliori  vini della Sardegna. 

 

Non  c’?  dubbio; negli  ultimi anni l’ enologia sarda ha fatto  passi da gigante, soprattutto nella riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni, ma anche nella crescita delle cantine. Il movimento del vino ? ormai inarrestabile: in tutti i territori  continuano a nascere  nuovi prodotti  che si affiancano  alle cantine storiche  nel proporre  non solo Vermentino  di Gallura  e Cannonau di Sardegna, ma anche Malvasia di Bosa,  Carignano di Sulcis, Vernaccia di Oristano, Moscato di Sardegna. E poi  altre  DOC  meno conosciute , come Mandrolisa, Alghero, Arborea, Nasco di Cagliari, Monica di Sardegna. Abbiamo scelto dieci cantine  rappresentative sia per  la loro importanza  nel contesto regionale sia per le innovazione apportate nel campo  della ricerca  e della qualit?.

Buona degustazione!

 

 Capichera.

 La passione per la tipicit?. La dedizione al lavoro. L’amore  per la terra e la vigna. Queste le parole che appaiono appena si apre il sito web di Capichera;  e che ben inquadrano  lo spirito dell’ ormai celebre cantina di Arzachena, in Gallura. Il vino capostipite risale al 1980, tra i primi di alta qualit? sull’isola, e si chiama come l’azienda: un vermentino giallo paglierino  con riflessi dorati. Da allora l’azienda ne ha fatta di strada, produce, per?,  sempre vermentino e carigniano  in purezza. Ulteriore legame  con il territorio: le bottiglie hanno da sempre sull’etichetta  la raffigurazione della bellissima Tomba dei giganti situata presso i vigneti dell’azienda.

 Argiolas.

La qualit? che  fa la differenza. Parlando delle cantine Argiolas non si pu? non tener conto dello sforzo compiuto  per garantire  un prodotto di grande valore  che, in oltre cent’anni  di attivit?,  ha raggiunto i vertici  dell’enologia mondiale. E lo sforzo  continua ancora oggi  con il rinnovamento  delle cantine di Serdiana a opera dell’architetto  Savin Couelle, figlio di  Jacques, artefice  di numerosi progettazioni in Costa Smeralda,  e con la celebrazione per i vent’anni  del Turriga, vino simbolo di Argiolas.  Per l’occasione ? stato realizzato un cofanetto con il contributo della stilista Marras, del jazzista Fressu  e dello scrittore Fois. Un terzetto doc per una bottiglia battuta all’asta  da Christie’s.

Cherchi.

Fare vino a volte pi? che un mestiere ? una missione come per Giovanni Maria Cherchi che nel 1970 eredit? due ettari  di vigneti  a Usini: da allora, in oltre quarant’anni, ha  contribuito a sviluppare l’ enologia  sarda, dando impulso  soprattutto alla salvaguardia  del Cagnulari, un vitigno  autoctono  a bacca  rossa che trova il suo terreno d’elezione in una zona ristretta  della provincia di Sassari  e d? origine al doc Alghero Cagnulari. Un lavoro quotidiano  che Cherchi  intende soprattutto  in vigna ( oggi ha trenta ettari  e produce  200  mila bottiglie ) e che in cantina ? portato avanti  dal figli. Da provare, oltre al Cagnulari – che si beve leggermente  invecchiato, due, tre anni al massimo – il Vermentino di Sardegna Tuvaoes.

Malvasia di Bosa.

Difficilmente altrove un vino e un uomo sono cos? legati come lo sono stati la Malvasia di Bosa e tziu Giovanni Battista Colombu . ? a lui infatti che si deve  la consacrazione (e la doc) della Malvasia di Bosa, un vitigno a bacca bianca da cui si ottiene  un‘ottima Malvasia da mediazione , o meglio , come si dice  in sardo “ un vinu cheret chistionadu “, un vino che va bevuto con calma, degustato  piano, chiacchierando. Un vino  che nel 2011 la guida dell’Espresso  gli ha assegnato  il punteggio  massimo 20/20. Un risultato mai ottenuto da nessun vino sardo.

Sedilesu.

 

Bisogna andare nel cuore della Sardegna , a Mamoiada , per scoprire l’azienda vinicola Sedilesu , fondata  35 anni fa da Giuseppe e Grazia. Oggi , con l’aiuto dei tre figli , la cantina  fa parte  del consorzio  di tutela  della Doc  Cannonau  di Sardegna  portando il classico  vino Nuorese  a livelli eccelenti . Per farlo i Sedilesu  hanno deciso  di investire  in una filosofia  produttiva  che prevede  attenzione  anche per i materiali  costruttivi certificati  come edilizia  biologica, un impianto fotovoltaico  per produrerre  tutta l’energia necessaria e un’estetica che  si nserisce nel territorio  richiamando i nuraghi. E per chi vuole  scoprire i vigneti, ci sono escursioni organizzate tra i filari.

Surrau.

Facciate trasparenti ,muri in pietra  locale  stampe e fotografie alla parete. Cos?  si presenta la nuova cantina  di Vigne Surrau,  inaugurata  nel 2009  nei pressi  di Porto Cervo  e concepita  come un luogo tra arte  e natura:  uno spazio in  cui il visitatore  si muove  tra momenti  di wine tasting , visite ai  luoghi  della vinificazione,  percorsi  di degustazione, una sala a vernissage e mostre  temporanee d’arte  contemporanea. E’ stato indetto  anche  un concorso  di fotografia ad hoc:  il Surrau Photo  Win. Un’ esperienza  completa , insomma ,  per un’azienda  giovane  che ha scelto vitigni  tradizionali- vermentino, cannonau, carignano  e muristellu - e metodi di vinificazione sperimentali ,  oltre a bellissime etichette moderne ( il profilo  dei  monte san Pantaleo ? subito  riconoscibile).

 Contini.

Nell’1898  Salvatore Contini  fondava le cantine Contini. Un’azienda senza  vigneti  che si occupava  della trasformazione del vino conferito  da contadini  della penisola  del Sinis, della valle del Tirso e delle pendici del monte Arci.Oggi l’azienda ,nel frattempo giunta alla quarta generazione , ? diventata  un riferimento per tutta l’enologia sarda , valorizzando il nieddera, un vitigno  autoctono  a bacca rossa di antichissime origini , ma anche il cannonau e il vermentino. Un capitolo a parte merita la Verrnacia di Oristano , la prima DOC  ( del 1971) di cui Contini ? uno dei principali  produttori e promotori nell’isola e fuori  dall’isola. Un vino  da meditazione, che invecchia per tre anni in botte e si mantiene molto a lungo.

Santadi.

 

A fine Ottocento uno spettro si aggirava per l’Europa : ovunque la filossera stava devastando i vigneti. Nel Sud della Sardegna invece erano tranquilli : la filossera non attecchiva sui  terreni sabbiosi e il carignano era salvo . Non affonda le radici cos? indietro nel tempo  la Cantina di Santadi , fondata nel 1960  da un gruppo di produttori di uva decisi a vendere  meglio il loro prodotto. In quarant’anni  le cose sono cambiate : la cantina di Santadi  con i suoi 600 ettari  di vigneti  ? uno dei principali prodotti sardi, merito anche del successo del Carignano del Sulcis, doc dal 1977. Un rosso che pu?  essere gustato  in cantina percorrendo la ben organizzata Strada del vino del Carignano, che attraversa  tutta la provincia, comprese Sat’Antioco e San Pietro.

Olbios.

 

Lo definiscono l’anima  della Sardegna e,alle tenute Olbios di Olbia,il Vermentino  di Gallura ?  una passione coltivata come un progetto   che ha radici  profonde nella tradizione , ma con un tocco  sapiente  di modernit?. Daniela  Pinna , la produtrice , sperimenta e trova nuove sfumature per il vermentino e come, per esempio, racconta durante una degustazione del vino veritas “idea anche con la carne , per smentire il binomio vino bianco –pesce “. La grande attenzione per dettagli ha portato  anche alla  realizzazione  di bottiglie  con tappo  di vetro che garantisce la conservazione  di profumi e aromi  per il Vermentino  di Sardegna  doc Lupus in fabula .”L’idea  ? di trattare  il vino come un prezioso profumo “ conclude con soddisfazione femminile.

 

Sella & Mosca.

In un certo senso  ? stato l’ultimo colpo  di coda del Regno di Sardegna anche se , per rispetto alla verit?  cronologica , quel peculiare , secolare  sodalizio  tra l’isola e i Nord  Savoiardo era gi? concluso  da quasi quarant’anni. Eppure, forse dal punto di vista formale, perch?  ? difficile non scorgerne qualche traccia in quel momento del 1899 in cui l’avvocato Eduardo Mosca  e l’ingegnere  Erminio Sella  vennero  ad Alghero  con la precisa intestazione  di avviare proprio qui  una delle attivit?  piemontesi  per antonomasia.

Adesso  dai 500 ettari  (una quantit? elevatissima per  gli standard italiani ) del corpo principale, qui ad un passo da Alghero  che provenne il grosso della produzione , ripartito in vitigni stranieri, dal merlot at sauvignon, e autoctoni. Ma, tra tutti i vini prodotti il padrone di casa, prodotto solamente  qui, ? il torbato - un bianco proposto  in quattro versioni, da quella ferma a quella frizzante. Il vitigno del torbato tra l’altro  fu importato dai Fenici e con loro, la degustazione di storia sarda ? completata.

 
Рейтинг@Mail.ru