Dieci migliori vini della Sardegna.
Capichera.
La passione per la tipicit?. La dedizione al lavoro. L’amore per la terra e la vigna. Queste le parole che appaiono appena si apre il sito web di Capichera; e che ben inquadrano lo spirito dell’ ormai celebre cantina di Arzachena, in Gallura. Il vino capostipite risale al 1980, tra i primi di alta qualit? sull’isola, e si chiama come l’azienda: un vermentino giallo paglierino con riflessi dorati. Da allora l’azienda ne ha fatta di strada, produce, per?, sempre vermentino e carigniano in purezza. Ulteriore legame con il territorio: le bottiglie hanno da sempre sull’etichetta la raffigurazione della bellissima Tomba dei giganti situata presso i vigneti dell’azienda.
Argiolas.
La qualit? che fa la differenza. Parlando delle cantine Argiolas non si pu? non tener conto dello sforzo compiuto per garantire un prodotto di grande valore che, in oltre cent’anni di attivit?, ha raggiunto i vertici dell’enologia mondiale. E lo sforzo continua ancora oggi con il rinnovamento delle cantine di Serdiana a opera dell’architetto Savin Couelle, figlio di Jacques, artefice di numerosi progettazioni in Costa Smeralda, e con la celebrazione per i vent’anni del Turriga, vino simbolo di Argiolas. Per l’occasione ? stato realizzato un cofanetto con il contributo della stilista Marras, del jazzista Fressu e dello scrittore Fois. Un terzetto doc per una bottiglia battuta all’asta da Christie’s. |
Cherchi.
Fare vino a volte pi? che un mestiere ? una missione come per Giovanni Maria Cherchi che nel 1970 eredit? due ettari di vigneti a Usini: da allora, in oltre quarant’anni, ha contribuito a sviluppare l’ enologia sarda, dando impulso soprattutto alla salvaguardia del Cagnulari, un vitigno autoctono a bacca rossa che trova il suo terreno d’elezione in una zona ristretta della provincia di Sassari e d? origine al doc Alghero Cagnulari. Un lavoro quotidiano che Cherchi intende soprattutto in vigna ( oggi ha trenta ettari e produce 200 mila bottiglie ) e che in cantina ? portato avanti dal figli. Da provare, oltre al Cagnulari – che si beve leggermente invecchiato, due, tre anni al massimo – il Vermentino di Sardegna Tuvaoes.
Malvasia di Bosa.
Difficilmente altrove un vino e un uomo sono cos? legati come lo sono stati la Malvasia di Bosa e tziu Giovanni Battista Colombu . ? a lui infatti che si deve la consacrazione (e la doc) della Malvasia di Bosa, un vitigno a bacca bianca da cui si ottiene un‘ottima Malvasia da mediazione , o meglio , come si dice in sardo “ un vinu cheret chistionadu “, un vino che va bevuto con calma, degustato piano, chiacchierando. Un vino che nel 2011 la guida dell’Espresso gli ha assegnato il punteggio massimo 20/20. Un risultato mai ottenuto da nessun vino sardo. |
Sedilesu.
Bisogna andare nel cuore della Sardegna , a Mamoiada , per scoprire l’azienda vinicola Sedilesu , fondata 35 anni fa da Giuseppe e Grazia. Oggi , con l’aiuto dei tre figli , la cantina fa parte del consorzio di tutela della Doc Cannonau di Sardegna portando il classico vino Nuorese a livelli eccelenti . Per farlo i Sedilesu hanno deciso di investire in una filosofia produttiva che prevede attenzione anche per i materiali costruttivi certificati come edilizia biologica, un impianto fotovoltaico per produrerre tutta l’energia necessaria e un’estetica che si nserisce nel territorio richiamando i nuraghi. E per chi vuole scoprire i vigneti, ci sono escursioni organizzate tra i filari. |
Surrau.
Facciate trasparenti ,muri in pietra locale stampe e fotografie alla parete. Cos? si presenta la nuova cantina di Vigne Surrau, inaugurata nel 2009 nei pressi di Porto Cervo e concepita come un luogo tra arte e natura: uno spazio in cui il visitatore si muove tra momenti di wine tasting , visite ai luoghi della vinificazione, percorsi di degustazione, una sala a vernissage e mostre temporanee d’arte contemporanea. E’ stato indetto anche un concorso di fotografia ad hoc: il Surrau Photo Win. Un’ esperienza completa , insomma , per un’azienda giovane che ha scelto vitigni tradizionali- vermentino, cannonau, carignano e muristellu - e metodi di vinificazione sperimentali , oltre a bellissime etichette moderne ( il profilo dei monte san Pantaleo ? subito riconoscibile).
Contini.
Nell’1898 Salvatore Contini fondava le cantine Contini. Un’azienda senza vigneti che si occupava della trasformazione del vino conferito da contadini della penisola del Sinis, della valle del Tirso e delle pendici del monte Arci.Oggi l’azienda ,nel frattempo giunta alla quarta generazione , ? diventata un riferimento per tutta l’enologia sarda , valorizzando il nieddera, un vitigno autoctono a bacca rossa di antichissime origini , ma anche il cannonau e il vermentino. Un capitolo a parte merita la Verrnacia di Oristano , la prima DOC ( del 1971) di cui Contini ? uno dei principali produttori e promotori nell’isola e fuori dall’isola. Un vino da meditazione, che invecchia per tre anni in botte e si mantiene molto a lungo. |
Santadi.
A fine Ottocento uno spettro si aggirava per l’Europa : ovunque la filossera stava devastando i vigneti. Nel Sud della Sardegna invece erano tranquilli : la filossera non attecchiva sui terreni sabbiosi e il carignano era salvo . Non affonda le radici cos? indietro nel tempo la Cantina di Santadi , fondata nel 1960 da un gruppo di produttori di uva decisi a vendere meglio il loro prodotto. In quarant’anni le cose sono cambiate : la cantina di Santadi con i suoi 600 ettari di vigneti ? uno dei principali prodotti sardi, merito anche del successo del Carignano del Sulcis, doc dal 1977. Un rosso che pu? essere gustato in cantina percorrendo la ben organizzata Strada del vino del Carignano, che attraversa tutta la provincia, comprese Sat’Antioco e San Pietro. |
Olbios.
Lo definiscono l’anima della Sardegna e,alle tenute Olbios di Olbia,il Vermentino di Gallura ? una passione coltivata come un progetto che ha radici profonde nella tradizione , ma con un tocco sapiente di modernit?. Daniela Pinna , la produtrice , sperimenta e trova nuove sfumature per il vermentino e come, per esempio, racconta durante una degustazione del vino veritas “idea anche con la carne , per smentire il binomio vino bianco –pesce “. La grande attenzione per dettagli ha portato anche alla realizzazione di bottiglie con tappo di vetro che garantisce la conservazione di profumi e aromi per il Vermentino di Sardegna doc Lupus in fabula .”L’idea ? di trattare il vino come un prezioso profumo “ conclude con soddisfazione femminile. |
Sella & Mosca.
In un certo senso ? stato l’ultimo colpo di coda del Regno di Sardegna anche se , per rispetto alla verit? cronologica , quel peculiare , secolare sodalizio tra l’isola e i Nord Savoiardo era gi? concluso da quasi quarant’anni. Eppure, forse dal punto di vista formale, perch? ? difficile non scorgerne qualche traccia in quel momento del 1899 in cui l’avvocato Eduardo Mosca e l’ingegnere Erminio Sella vennero ad Alghero con la precisa intestazione di avviare proprio qui una delle attivit? piemontesi per antonomasia. Adesso dai 500 ettari (una quantit? elevatissima per gli standard italiani ) del corpo principale, qui ad un passo da Alghero che provenne il grosso della produzione , ripartito in vitigni stranieri, dal merlot at sauvignon, e autoctoni. Ma, tra tutti i vini prodotti il padrone di casa, prodotto solamente qui, ? il torbato - un bianco proposto in quattro versioni, da quella ferma a quella frizzante. Il vitigno del torbato tra l’altro fu importato dai Fenici e con loro, la degustazione di storia sarda ? completata. |